Agom nelle carceri filippine
Agosto 2016
Difficile trovare le parole. Anche questa esperienza in carcere è iniziata ed è terminata.
Percorrerla è stato trovare la consistenza del sentiero, piano piano, passo dopo passo.
Con calma e attenzione. qui di sentieri è difficile trovarne, gente in attesa, per anni, di un verdetto.
Stanno nelle gabbie, come in Europa non terremmo neppure i canarini. Non hanno lo spazio per sdraiarsi e appena appena quello per stare in piedi. Sino ad ora ci era permesso stare solo nella stanza comune, invece oggi li abbiamo visti nelle celle, ammassati contro le sbarre per salutarci, l’uno addosso all’altro e tu sei il diversivo della loro giornata, sei il loro sogno, libero e occidentale. Forse per questo a volte qualcuno qui ti rapisce. Certo lo fa per il riscatto. Ma è un riscatto che va ben oltre i dieci milioni di dollari. È un riscatto impossibile, infatti è solo ancora un altro dramma.
Ora stiamo per rimuovere gli aghi agli ultimi due detenuti. Questa storia in prigione iniziata all’improvviso è stata meravigliosa. E finisce all’improvviso, con una serie di telefonate impreviste a metà mattina, mentre pungiamo. Ecco che ci chiamano al telefono, da domani ci vogliono al Ministero della Salute. Qui avremmo dovuto iniziare a trattare le donne. Ora han cambiato programmi. Han ritardato sin dall’inizio, alla fine hanno disdetto i loro trattamenti. Onorato ci dice che alcune di loro ci aspettavano con eccitazione, erano contente di provare l’agopuntura. Qualche disturbo l’avranno anche loro, ammassate e rinchiuse da immemore tempo.
Talvolta vedi i ragazzi e gli uomini che entrano qui, legati due a due con le manette. Ieri ci hanno colpiti un anziano, magro stecchito, legato a un ragazzo con gli occhi spaventati. Si sono seduti su una panca. Persi, in attesa. In attesa lo son tutti qui dentro. Aspettano da anni, per anni, di conoscere il loro futuro, che raramente ritrova la libertà.