Testimonianza di Loredana e Tiziana Cavalli parte 2
Agosto 2018
AGOM in Kerala – secondo team
Le giornate qui in Kerala scorrono veloci. Al mattino 12-15 persone si susseguono, in attesa di essere viste e trattate. Attendono con pazienza, fiducia e gratitudine, il proprio turno, sorridendo al passaggio di ogni membro dello staff sanitario, noi comprese.
Dopo la seduta, alcuni di loro si trattengono, insistono per parlare con noi, e per chiederci: “What can I give you, as a gift?”
Non preoccupatevi per noi, amabili abitanti del “God’s own country”, siamo qui per voi! “Just pray for us, please, when you want.”
Oggi per esempio, questa domanda ce l’ha rivolta Stella, una bella signora sulla sessantina, qualche capello bianco, gesti eleganti, sguardo sofferente ma dolcissimo. Stella ha una ulcera cutanea alla caviglia sinistra, così profonda da esporre le carni e da renderle faticoso e dolorosissimo il cammino, ancorché con deambulatore. Giunge serena in carrozzina, spinta dell’anziano premuroso marito, che ogni mattina resta ad attenderla seduto nel corridoio. È da un anno che, in seguito a un trauma, si porta dietro questa lacerazione, sottoponendosi a continue, forse inadeguate medicazioni, che le hanno fatto purtroppo estendere il letto dell’ulcera.
“L’agopuntura non può colmare il vuoto dovuto alla perdita di tessuto. Può però sostenere il circolo sanguigno e linfatico, apportare energia e sangue, e stimolare il trofismo della cute agendo sulla microinnervazione”, diciamo a sister Philomine e alle infermiere. E allora: Milza 6, 8,9 e 10 per rinforzare i vasi e la circolazione, Grosso Intestino 4 come punto analgesico, perché sopporti gli aghi disposti attorno alla lesione. Durante la seduta, riposa. Quando poi, rimossi gli aghi, è il momento di bendarla, Tiziana insiste: “Con tutta questa fibrina non guarirà mai. Disinfettiamo con lo iodopovidone che abbiamo portato e facciamo un po’ di debridment!” E Stella sopporta, non senza qualche piccolo grido soffocato di dolore. In India non si usano anestetici. Stella si accontenta della compressa di paracetamolo italico che le porgo, assieme a un bicchiere d’acqua, e di stringere la mia mano.
Alla terza seduta, controlliamo la lesione: va molto meglio! Il tessuto esposto è più vascolarizzato e l’ematoma perilesionale si è assai ridotto.